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136 parte prima

— Giù!.... giù!.... si corichi Medici!.... Se no, ammazzeranno anche lei!

Quell’eroe moriva, pensando agli altri!

Le palle, infatti, fischiavano da ogni parte, a traverso la campagna e in tutte le direzioni. I tirolesi intanto retrocedevano; la linea francese avanzava. Il Medici invocò l’aiuto di un vecchio sergente dei Cacciatori — che poi seppe chiamarsi Géraud — e, con molte preghiere, ottenne che questi sollevasse il Morelli per i piedi, mentre lui lo sorreggeva per le spalle; e così, procedendo a piccoli passi, perchè il ferito soffrisse meno, lo trasportarono
Franco Fadini.
in mezzo alla strada, dove momentaneamente lo adagiarono.

Un medico francese, chiamato sul luogo, subito giudicò mortale il colpo; ma procedette nulladimeno ad una prima medicatura, e cucì la ferita.

Fatto ciò, ingegnatisi a imbastire alla meglio una barella, vi collocarono il prode colonnello; il quale venne così trasportato fino all’ambulanza, e di là a Voghera, dove morì senza mandare un lamento.

Per quanto tormentato da spasimi atroci, egli non ebbe — ne appena ferito, nè giunto agli estremi — un pensiero solo, che non fosse per il suo reggimento, per l’esercito, per la patria!....

Salutiamo il morto eroe!

Ma qui, prima di parlare del volontario Franco Fadini, ferito pure gravemente in quel combattimento, salutiamo reverenti, il portastendardo sottotenente Francesco Govone — il più giovane dei quattro fratelli di quell’illustre schiatta piemontese, maestra di valore e di disciplina — il quale, avuto l’ordine d’incassare lo stendardo a Mortara, s’era unito allo Stato Maggiore del reggimento, seguendo il proprio colonnello in tutti i suoi passi, fino a rimaner morto anch’egli sulla strada per una lanciata nel ventre. E, dello stesso reggimento, rammentiamo a titolo d’onore: i capitani cav. Ferdinando Aribaldi-Ghillini, Francesco Ristori di Casaleggio, e il luogotenente Giovanni Milanesa, tutti e tre decorati. Il luogotenente Porcara Bellingeri, il quale ebbe la Menzione onorevole. “Ricompensa non comune„ — scrive il di Bagnolo nel suo