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i cavalleggeri di monferrato | 125 |
L’avemmo dalla cortese premura del rimpianto nostro amico, il conte Pietro Porro, già ardito e brillante ufficiale di cavalleria; colui che, volontariamente, volle anticipare un tributo di sangue alle infauste sabbie africane!
Il conte Porro aveva ottenuto quel documento dalle mani della marchesa Laura Sommi Picenardi, vedova del prode Avogadro, e l’affidava a noi, prima ch’essa ne facesse dono alla benemerita Società di S. Martino e Solferino — nell’Ossario della quale società, quel rapporto è oggi gelosamente custodito.
Pur troppo, la egregia gentildonna — la quale volle prima di morire istituire un premio da destinarsi, annualmente, e a sorte, ai superstiti del secondo squadrone Monferrato — è sparita anche Lei dal mondo! Laonde noi, soddisfacendo così a un doppio debito di cuore, mandiamo da queste pagine, e alla memoria sua, e a quella del trucidato nostro amico, il conte Pietro Porro, un saluto rispettoso e riconoscente.
È nota a tutto l’esercito, ma specialmente all’arma di cavalleria, la brillante parte avuta, nella giornata del 24 giugno 1859, dal reggimento Cavalleggeri di Monferrato; e, in particolar modo, è nota la fortuna toccata al suo secondo squadrone, comandato dal conte Gerolamo Avogadro di Collobiano.
Si sa che quello squadrone fu, dopo la battaglia, messo all’Ordine del giorno dell’esercito, e che il suo capitano ricevette la Medaglia d’oro al valore.
Che uomo era il capitano, poi colonnello, Gerolamo Avogadro?
Il seguente aneddoto della nostra vita di volontari ne sbozzerà al lettore il ritratto anche morale.
Correva il febbraio 1859. Una data anche questa che non ha bisogno di altre illustrazioni.
A Vigevano, il marchese Medici di Marignano, allora un elegante sottotenente aiutante maggiore, ci aveva vestiti da semplici soldati nel reggimento Cavalleggeri di Monferrato, ivi di guarnigione.