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Ma, intanto, lo stesso maggiore Appel potè il giorno dopo, cioè il 22, riferire: non esservi dubbio che il nemico si trovasse fra Carpenedolo, Castiglione, Montechiari e Lonato, la sinistra innanzi, accampata fra Desenzano e Rivoltella. E più tardi: che tutte le forze vedute da Castelgoffredo a Castiglione, appartenevano ai francesi; mentre tutto il resto, fino a Rivoltella, faceva parte dell’esercito piemontese.

Eravamo noi in grado di riferire, con altrettanta precisione, quale fosse la situazione dell’esercito austriaco?

Manco per sogno!

Non sarebbe stato possibile e opportuno, spingere a tale scopo, quella stessa mattina, una nostra colonna fino al Mincio?

Certamente sì!

La fucilata, mortale per il de-la-Motte, aveva però dato l’allarme, non solamente al resto del primo squadrone ch’era più vicino, ma altresì ai plotoni del secondo, i quali accorsero pronti da Rivoltella; e, certo, con quei due squadroni freschi, con un battaglione di bersaglieri, e con una batteria a nostra disposizione, si sarebbe potuto facilmente arrivare, non solo a Pozzolengo, ma anche a Monzambano, fortemente occupato dal nemico.

Nessuno invece ci pensò... e così si rientrò a Rivoltella, dove trovammo tutta la Divisione sotto le armi, e il generale Mollard a cavallo.

Fu allora che, informato questi dal capitano del primo squadrone Felice Brunetta dei conti d’Usseaux — brillante e ardito ufficiale di cavalleria morto da qualche tempo — dello scontro avuto dal volontario Majnoni, non che del nobile atto del sergente Marmont, fece chiamare l’uno e l’altro; visitò le loro sciabole — diventate addirittura una sega — prese in mano il keppy del Majnoni — chè quello del Marmont era stato portato via di netto da una sciabolata — esaminò una leggera ferita toccata dal Majnoni alla mano destra, e li accommiatò dicendo loro che sarebbero stati entrambi ricompensati.

E lo furono: uno, il Majnoni, colla promozione ad ufficiale sul campo; l’altro, il sergente, colla Medaglia d’argento al valor militare.

Anzi al Majnoni, se non erro, venne allora offerta la scelta fra la medaglia e le spalline d’ufficiale. Egli preferì le spalline; e rammento che, saputa io allora la cosa dal conte Giulio Litta Modignani — ufficiale d’ordinanza di S. M. Vittorio Emanuele, valoroso soldato reduce dalla Crimea, patrizio milanese amico nostro — potei annunciarlo al Majnoni, il quale, alla bella notizia, teneramente mi abbracciava.