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bianco restavano là, fra il sì e il no, propose al compagno d’attaccarli addirittura; senza riflettere, che così facendo, lasciavano il resto del plotone troppo da loro lontano, e perciò senza possibilità d’averne l’aiuto.

Detto fatto, partono dunque al galoppo; ma d’improvviso si trovano, non più contro i due cavalieri veduti dianzi, ma contro un grosso manipolo ivi sopraggiunto in un batter di ciglio, e guidato da un ufficiale che spingeva i soldati all’assalto.

Che cosa fare?

La superiorità degli avversari aveva ormai resa inefficace l’offesa...... dunque non rimaneva che un’uscita sola: difendersi alla meglio, e tentare di cavarsela....

Eccoli accerchiati! Il tenente investe vigorosamente il Majnoni dal fianco destro; questi, bene o male, riesce a parare le botte e a rispondere; ma intanto viene da altri cavalieri assalito al fianco sinistro; e può ringraziare il vecchio keppy ferrato — altro arnese da arsenale — la carabina e il mantello ad armacollo, se nessuna delle tante sciabolate era riuscita a spaccargli il cranio o ad aprirgli il petto.

Guai se quei cavalieri avessero adoperato un sistema, tanto diletto al nostro capitano Avogadro, quello delle puntate; perchè qualche parte indifesa e vulnerabile del giovane cavalleggero, l’avrebbero certamente trovata; e il volontario Majnoni forse non porterebbe oggi, con tanto onore suo e dell’Esercito, la divisa di tenente generale.

Il momento era brusco. La difesa non poteva durare a lungo! Nessuna speranza nell’aiuto del plotone; il quale già lontano, aveva per di più ricevuto l’ordine di ritirarsi lentamente, allo scopo di attirare gli ussari sotto il fuoco di una compagnia di bersaglieri, mascherata dietro la siepe della strada....

Uno soltanto, il sergente Marmont, un valoroso savoiardo, si accorse delle strette in cui si dibatteva da solo il Majnoni, essendo l’appuntato Peiroun riuscito a svignarsela. Egli, staccandosi solo dal plotone, raggiunse il volontario alla carica, e da valente sciabolatore com’era, gli fece largo intorno, e seco lo trasse al galoppo, sempre incalzati da presso.

Intanto, la finta ritirata del plotone aveva raggiunto il suo effetto. Il tenente degli ussari, nel rincorrere i nostri due cavalieri, cadde il primo sotto il fuoco mascherato dei bersaglieri....

Il povero giovane, spinto anch’esso dalla smania di farsi onore, incappò ad occhi chiusi nell’agguato, e rimase fulminato in mezzo alla strada.

Si seppe poi ch’egli era un Toussaint de-la-Motte, rampollo di una nobile e antica famiglia leggittimista francese, rifugiata in Austria fin dal tempo della rivoluzione, ed entrato, egli e un altro suo fratello, nell’esercito Imperiale, ch’era in quei giorni di guarnigione a Mantova.