Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
vecchi fasti | 107 |
parola di elogio, parlano di Giuseppe Robecchi, que’ cimeli che, con pensiero affettuoso e patriottico, donò la sua vedova al Museo del Risorgimento. Insegne di valore militare, segni di merito civile e politico, che formano la fulgida storia della vita di lui.
Furon parecchi; alcuni già noti nella storia militare e nei fasti di guerra, ma moltissimi rimasti ignoti, od obliati. Fra questi ci limitiamo a esumare i nomi del veneto Carlo Sambucco, e del bresciano Federico Rossi, impiccati in effigie dall’Austria; al primo de’ quali ci lega parentela di sangue, all’altro di affinità.
Carlo Sambucco, nato a Trento il 16 aprile 1812, era figlio di quell’Antonio Sambucco, capitano del primo Reggimento Fanteria Leggiera dell’armata Napoleonica, ferito a Capo di Ponte nel 1809, decorato della Legion d’Onore, e uno dei pochi superstiti della disastrosa campagna delle Russie.
Carlo, suo figlio, portato per eredità di sangue, al mestiere delle armi, si arruolò ancora giovanetto, il 20 ottobre 1827, come Cadetto nel Reggimento Barone Mayer, Fanteria N. 45. — Il 2 ottobre 1829 ebbe un avanzamento; e, nel 1831, veniva promosso Alfiere, mediante — così la Matricola — un deposito di 27 fiorini, e 22 soldi.... per tassa vestiario. Nel 1835 è promosso sottotenente, e tre anni dopo, prende parte a una campagna nel Montenegro. Nel 1842, passato Primo-tenente, viene destinato a comandante provinciale di Leva, nel Polesine.
Più tardi, di guarnigione a Vicenza, sposa il 29 luglio 1845, una figlia di caldi patriotti, Antonia Carolina de’ Bocchi, famiglia patrizia del Friuli, che lo fa padre di numerosa prole, oggi vivente a Torino.