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glia d’argento al valor militare. Si distinse per coraggio nel combattimento, e cadde attaccando alla baionetta. — Vezza 14 luglio 1866.„

E chi sa quanti di quegli ufficiali che, sette anni prima, l’avevano crudelmente accolto, saputa la fine di quel bravo, non ne abbiano sentita una stretta di rimorso al cuore, e non abbiano esclamato, come noi esclamiamo:

— Povero Frigerio!


E a Vezza, ebbe campo di nuovamente segnalarsi, un altro fra i più brillanti e valorosi ufficiali di Garibaldi,
 
Giuseppe Missori.
il colonnello delle sue Guide, Giuseppe Missori.

Missori, uno dei cittadini che onorano Milano, di famiglia originaria dalle Russie — dove il suo nome di battesimo si traduceva in Ossa — finite le campagne di guerra, ripose nel cassetto la Medaglia d’oro al valore, guadagnata a Bezzecca; la collocò accanto alla Croce di ufficiale dell’Ordine militare di Savoja, guadagnata a Vezza, e, refrattario a qualunque seduzione, alieno da ogni vanità mondana — ben diverso in ciò da molti suoi compagni d’armi, che furono ricompensati con ogni ben di Dio — si ritrasse tranquillo e sereno a vita privata.

Repubblicano convinto, fiero de’ suoi principi — rispettabili, perchè lealmente e nobilmente professati — modesto, quasi sprezzante della sua gloria, oggi noi lo incontriamo per le vie di Milano come un pacifico cittadino che passa; ma chi lo conosce da vicino, ma chi sa la storia della sua vita di soldato, non può a meno di levarsi il cappello davanti a lui, invidiosi e ammirati della sua gloria, e, più ancora, del suo carattere adamantino.

Mettiamo accanto al ritratto del colonnello Missori — ancora verde e sano — quello di due altri benemeriti che non sono più: Giacomo Battaglia, Giuseppe Robecchi.

Del primo abbiamo a lungo parlato in altro nostro lavoro1, e ne par-
  1. Penna e spada. Editore Hoepli.