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vecchi fasti 93


Senonchè, bandito anche dalla Savoia, eccolo nuovamente riparare nella Svizzera, dove è inscritto più tardi nell’albo di quei cittadini più benemeriti.

Passando di volo alcuni anni, lo troviamo nel luglio 1847, nuovamente arrestato a Milano, insieme al marchese di Soncino e Achille Battaglia; e costretto in loro compagnia a cambiar aria ed essere deportato a Lubiana.... Cura poco igienica davvero!

 
Achille Battaglia.


Apriamo una parentesi, non inutile, a proposito del nome Battaglia; per dire che l’Achille dianzi nominato, era figlio di quel Gaetano Antonio Battaglia capitano della 1ª Compagnia delle Guardie d’onore del Vicerè Eugenio, suo scudiere, cavaliere della Corona Ferrea e della Legion d’Onore, insignito del titolo di Conte del Regno da Napoleone nel 1812.

Egli, come capitano delle Guardie d’Onore ebbe il comando, col grado di colonnello, dell’intero corpo della Vecchia Guardia, durante la campagna di Russia, e perdette miseramente la vita, abbandonato, senza soccorsi, a Smolensko, nel settembre del 1812.

Di quel valoroso rimasero due figli maschi: Achille e Alfonso, avuti dal suo matrimonio con Lucia Frapolli, milanese; la quale passò poi a seconde nozze col generale Fontanelli, ministro della guerra. Matrimonio che venne celebrato per procura, passati appena i dieci mesi di prammatica, essendo stato il generale Fontanelli chiamato nel maggio 1813 a rimpiazzare improvvisamente il generale d’artiglieria D’Anthouard, ferito in guerra.

Lucia Frapolli Fontanelli fu poi madre di numerosa prole; della quale fa parte la vivente Elisabetta, vedova di Max Majnoni.

La famiglia Battaglia, da non confondersi col Battaglia veneziano, possedeva nella vecchia Milano — a S. Giov. Laterano — alcune case, e una villa a Lissone.

Unico discendente di Achille è suo figlio, il tenente colonnello Federico Enrico Battaglia, distinto e bravo ufficiale superiore, ora comandato al Ministero della guerra — Ispettorato di Cavalleria — al quale chiediamo vènia, se, nella nostra qualità di cronisti, ci siamo permessi di ficcare il naso nella storia radiosa di casa sua.


Quì chiudiamo la parentesi, per tornare a Gaspare Rosales il compagno di prigione di Achille Battaglia, e riportare alcune righe che intorno a Rosales ci scrive un vecchio amico suo, il signor Enrico Osnago. Queste: