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92 | parte prima |
mondo, fosse costretto a corrispondere con cifrari, e assumere e fare assumere dagli affigliati, diversi nomi di guerra. Il marchese Rosales aveva perciò assunto in quel tempo il pseudonimo di Conte Ricci; e a ben pochi era noto che, sotto quel finto nome di rivoluzionario si nascondesse, nientemeno che un Grande di Spagna, un discendente della stirpe reale di Ramiro III di Castiglia.
Arrestato il Rosales a Milano nel 1831, sotto la imputazione di appartenere alla Giovine Italia, egli fu tratto nelle carceri di Porta Nuova e vi rimase chiuso per ben diciotto mesi; ma una miracolosa deficienza di prove, gli fece rivedere il sole il dì 28 ottobre 1832. Eppure le prove non mancavano! E guai se il conte Bolza per impadronirsene, non avesse dovuto fare, come suol dirsi, i conti col cocchiere del Rosales stesso: un servitore affezionato, un fido compagno di cospirazione. Questi, di nome Bottinelli, precedendo il Bolza che già trottava verso la villa di Monguzzo, gli fece da battistrada; divorò la via, e arrivato pochi minuti prima di lui, ebbe il tempo di distruggere tutto il segreto carteggio che il Rosales teneva colla Congrega centrale.
Figuriamoci quale non dovette essere la rabbia del Bolza, allorchè in luogo della preda, che già contava di tenere in mano, dovette, arrivando, godersi l’odore di bruciaticcio di un carteggio che non esisteva più!
La fiamma che salvava la testa del cospiratore inceneriva, è vero, un tesoro di documenti per la storia del Risorgimento italiano; ma pel bravo cocchiere, quella pagina di storia, tanto preziosa per i posteri, certo non valeva un minuto solo di vita del suo adorato padrone — per salvare la quale avrebbe dannato al fuoco sè medesimo.
Indarno il Bolza, tanto atrocemente turlupinato, tentò prendersi sul serio le proprie vendette; indarno con ogni seduzione, colle minaccie, con lo spauracchio della corda e del sapone, volle strappargli dalle labbra una sola parola.... Il Bottinelli tenne duro. Negò.... negò.... negò!
Perocchè quel bravo figlio della gleba era fabbricato, anch’egli, di quella stoffa famosa mercè la quale passarono benedetti nella storia del Risorgimento italiano, i nomi del Pellico, del Maroncelli, del Confalonieri: e, più in qua, i nomi cari alla patria dei Finzi, dei Lazzati, dei Cavalletto, e di tutti quegli altri mille e mille martiri che formano le tappe immortali del Calvario Italiano.
Gaspare Rosales, emigrato nella Svizzera sul finire del 1833, si trovò alla testa dell’Impresa Savojarda, alla quale sacrificò un’intiera sostanza. Fu in quel tempo che assunse il nome di Conte Ricci, e che contumace, fu condannato alla fucilazione. Fuggito in Francia, non volle fuggir solo; ma si tirò dietro una vera legione di fuggiaschi che in gran parte mantenne del suo.