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i volontari | 87 |
medaglia d’argento insieme al suo amico Luigi, al quale restò poi legato,
fino al momento della morte, di un fraterno affetto.
Esengrini chiese l’aspettativa per motivi di famiglia nella primavera del 1868; ma non per rimanere nell’ozio molle e disutile che poteva offrirgli l’avita agiatezza; ma per profittare di quel tempo prezioso e recarsi, insieme a Enrico Besana — un altro patriota e soldato di quelli antichi — a visitare gli Stati Uniti d’America, l’India, la China e il Giappone; ritraendo dai suoi viaggi quel tesoro di cognizioni, di studi e di esperienza che gli furono poi guida, appoggio e conforto, nella sua vita di cittadino.
Ritornato in servizio il 27 luglio 1869, nel successivo mese di agosto ottiene il brevetto di capitano; e nel 1869, ha l’ambita soddisfazione d’essere nominato ufficiale di ordinanza onorario di S. M. Vittorio Emanuele. Toccò all’Esengrini un’altra grande fortuna: quella di entrare il 20 settembre 1870, come capitano al seguito del generale Masi, in Roma capitale!
Dal giorno in cui Luigi Esengrini lasciava il servizio mititare, non abbandonò mai l’abitudine di farsi chiamare col nome di capitano; tanto che egli, in società, non era conosciuto che come il Capitano Esengrini. Perocchè l’antico affetto per l’esercito rimase sempre vivo nel suo cuore come nel bel tempo passato.
Durante la lunga malattia, a negli estremi momenti della vita, il suo pensiero tornava frequentemente ai militari ricordi. Ne parlava a mente serena, li rievocava durante i suoi momenti di delirio; e parlando con compiacenza della sua antica divisa di Ussaro, raccomandava — e si faceva promettere — che quella elegante uniforme sarebbe stata collocata nella bara accanto a lui.
Non volle fiori, tranne quelli che gli verrebbero offerti dal cuore dell’adorata consorte, contento soltanto degli onori militari che egli credeva gli venissero di diritto.