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i volontari 85
Ivi, a quando a quando, capitavano da Milano — ancora schiava — una sorella, una cognata, una cugina.... o quasi; parenti tutti, o amici di uno o dell’altro. E sarebbe difficile descrivere qui l’effetto che produceva sui nostri nervi, già abituati alla striglia, allo strofinaccio, alla ramassa, a tutto quello che forma la vita del quartiere, la presenza di quelle umane
forme gentili; l’udire il fruscio di una coda serica, aspirare il profumo d’ireos d’una trina, di un velo; e più di tutto, sentirsi stretti in quei teneri e soffici abbracci facilmente distribuiti, che facevano uno strano contrasto coi nostri zoccoli, il farsetto a maglia, e tutto l’insieme che ci contornava.

Alloggiati nello stesso camerone, mangiavamo tutti alla stessa mensa. Insieme vestiti, insieme istruiti da piedi e da cavallo. All’aprirsi della campagna, armati di sciabola, carabina, pistola, giberna, pastrano a tracolla, e tanti altri amminicoli, squillato dalle trombe l’a-cavallo, si partì in guerra.

Partimmo, un po’ impacciati, sotto il peso di tanto equipaggiamento, ma beati e allegri come se si andasse a nozze.

Luigi Esengrini fu un soldato modello per disciplina, per zelo, per valore. Prese parte anch’egli alle giornate di Montebello e S. Martino; insieme con noi venne nominato sottotenente di cavalleria l’11 dicembre 1859. Come tale, fu destinato ai cavalleggeri di Milano, reggimento di nuova formazione; e il 24 marzo 1861 — perocchè a quei tempi gli avanzamenti andavano coll’andatura del galoppo, e non con quella delle lumache come ora — entrò come luogotenente nei cavalleggeri di Lucca; quindi per disposizione ministeriale dell’11 luglio dello stesso anno, passò, con