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opposto ad ogni assolutismo scientificamente parlando in s. s., sia riguardo la permanenza irrelativa dell’ente, sia riguardo l’esclusiva deduttività della relazione. Ma a punto, secondo noi, condizione primissima del pensare è la relatività; mentre coll’assoluto che significa «assenza di relazione» (sia pure coll’assoluta relazione) il pensiero è impossibile.

In questa analisi non c’è dunque da vedere un indirizzo contrario allo sviluppo reale del pensare.

I vantaggi per la Filosofia teoretica poi sono evidenti.

Fra l’altro, oltre all’approfondimento della teoria della conoscenza, si rassoda l’autonomia della Logica e della Matematica, assicurando la loro funzione specifica nell’economia del sapere.

Questa maggiore libertà di movimento raggiunta in nome d’una teoria che estende l’interpretazione logica a tutto il campo del pensare non deve recare meraviglia. Dall’indole stessa delle discipline relative è dato scorgere che in queste ricerche il logico sta allo scienziato, in questo caso al matematico, come artifex additus artifici.

Quindi il matematico in certo senso può disinteressarsi di queste ricerche.

Anche può darsi che la conoscenza diretta dei principj della logica sia utile al matematico, ma non è indispensabile. Al famoso paradosso di Russel: «la matematica è una scienza in cui non si sa mai di che cosa si parla, nè se è vero ciò che dice», asserto verissimo perchè in Matematica non si parla mai di una cosa, nè di ciò che solo per una cosa è vero o no, si può con altrettanta ragione aggiungere quest’altro: il matematico dev’essere logico, senza aver bisogno di essere un logico.


§ 9. Conclusione.



Così stando le cose anche noi logici, previa la conoscenza dell’indagine scientifica e la correttezza dei calcoli dei quali possiamo eventualmente fare uso, intendiamo procedere con tutta libertà, tenuti soltanto come siamo a rispettare le condizioni fondamentali ad ogni mente atta a ragionare, indipendentemente da ogni contenuto particolare, nel senso anzidetto.