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Ma dopochè fummo spogliati di questa stessa città, capo di tutto l’orbe cattolico, e lasciati dall’arbitrio di coloro, che ci avevano oppresso, voi, insieme alla maggior parte dei fedeli delle vostre Diocesi, raddoppiaste le preghiere, e con frequenti indirizzi confermaste i sacrosanti diritti della religione e della giustizia, che con incredibile attentato son conculcati. Ora poi, con avvenimento nuovo dopo S. Pietro, ed affatto inaudito nella serie de’ Romani Pontefici, avendo Noi raggiunto il vigesimo sesto anno del Nostro apostolico ministero nella Cattedra Romana, avete dato così splendide prove del vostro giubilo per questo insigne beneficio alla Nostra pochezza concesso, e così chiaramente addimostraste il floridissimo vigore, ond’è dapertutto informata la cristiana famiglia, che ne fummo profondamente commossi; ed ai vostri aggiungendo i Nostri voti, nuove forze quindi attingemmo per aspettare con maggior fiducia il pieno ed assoluto trionfo della Chiesa. Ci fu poi graditissimo, che da ogni parte affluirono numerosissime schiere di supplicanti ai templi più venerati, e che in questi per tutto il mondo fu grandissimo il concorso dei fedeli, i quali insieme col loro Pastore con pubbliche preghiere e coll’accostarsi ai Sacramenti, rendevano grazie a Dio del benefizio a Noi conferito, ed a lui istantemente domandavano la vittoria della Chiesa.

Sentimmo inoltre non solamente alleviarsi di molto la Nostra afflizione e i Nostri travagli, ma cangiarsi anche in allegrezza per le gratulazioni, gli ossequii ed i voti espressi nelle vostre lettere, per la presenza di numerosissimi fedeli qui convenuti da ogni dove, fra’ quali moltissimi risplendevano per nobiltà di natali, od erano ornati di dignità ecclesiastiche e civili, ma vie più nobili per la loro fede, i quali, tutti congiunti insieme nell’affetto e nell’opera alla maggior parte dei cittadini di questa città e delle provincie occupate, qua accorsero anche da lontane regioni e vollero affrontare gli stessi pericoli e contumelie,