Paga lei, pago ’l mondo:
Per lei di nembi il ciel s’oscura indarno,
E di grandine s’arma,
Che la sua povertà nulla paventa:
Nuda sì, ma contenta.
Sola una dolce, e d’ogn’affanno sgombra
Cura le stà nel core.
Pasce le verdi herbette
La greggia à lei commessa, ed ella pasce
De’ suo’ begli occhi il pastorello amante,
Non qual le destinaro
O gli huomini, ò le stelle,
Ma qual le diede Amore.
E trà l’ombrose piante
D’un favorito lor Mirteto adorno
Vagheggiata il vagheggia, nè per lui
Sente foco d’amor, che non gli scopra,
Ned ella scopre ardor, ch’egli non senta,
Nuda, sì ma contenta.
O vera vita, che non sà che sia
Morire innanzi morte.
Potess’io pur cangiar teco mia sorte.
Ma vedi là Corisca. Il ciel ti guardi
Dolcissima Corisca. Co. Chi mi chiama?
O più degli occhi miei, più de la vita
A me cara Amarilli, e dove vai
Così soletta? Am. In nessun altro loco,
Se non dove mi trovi e dove meglio
Capitar non potea, poi che te trovo.