Infrascarne la fronte; indi con l’altra
Tessuta in rete, in quelle frasche involta
Prender il cor di mille incauti amanti.
O come è indegna, e stomachevol cosa
Il vederti tal hor con un pennello
Pinger le guance, ed occultar le mende
Di natura, e del tempo, e veder come
Il livido pallor fai parer d’ostro,
Le rughe appiani, e ’l bruno imbianchi e togli
Col difetto il difetto, anzi l’accresci
Spesso un filo incrocicchi, e l’un de capi
Co’ denti afferri, e con la man sinistra
L’altro sostieni, e del corrente nodo
Con la destra fai giro, e l’apri e stringi
Quasi radente forfice, e l’adatti
Su l’inegual lanuginosa fronte:
Indi radi ogni piuma, e svelli insieme
Il mal crescente, e temerario pelo
Con tal dolor, ch’è penitenza il fallo.
Ma questo è nulla, ancor che tanto, à l’opre
Sono i costumi somiglianti, e i vezzi.
Qual cosa hai tu che non sia tutta finta?
S’apri la bocca menti, e se sospiri
Son mentiti i sospir, se muovi gli occhi,
E simulato il guardo; in somma ogn’atto,
Ogni sembiante, e ciò che ’n te si vede,
E ciò che non si vede, ò parli, o pensi
O vadi, ò miri, ò pianga, ò rida, ò canti,
Tutto è menzogna, e questo ancora è poco.