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ATTO PRIMO
SCENA V.
SATIRO.
La grandine à le spiche, à i semi il verme,
Le reti à i cervi, ed agli augelli il visco,
Così nemico à l’huom fù sempre Amore.
E chi fuoco chiamollo, intese molto
La sua natura perfida e malvagia.
Che se ’l foco si mira, ò come è vago,
Mà se sì tocca, ò come è crudo. il mondo
Non ha di lui più spaventevol mostro,
Come fera divora, e come ferro
Pugne, e trapassa, e come vento vola,
E dove il piede imperioso ferma
Cede ogni forza, ogni poter dà loco.
Non altrimenti Amor, che se tu ’l miri
In duo begl’occhi, in una treccia bionda,
O come alletta, e piace; ò come pare,
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