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La man s’adatta, à chi l’adopra è buono,
Ma chi ’l prende ove fere, è spesso morte.
Ch’Amarillide mia, come argomenti,
Sia per alto destin dal cielo eletta
A la salute universal d’Arcadia;
Chi più deve bramarlo, e caro haverlo
Di me, che le son padre? ma s’i miro
A quel, che n’ha l’oracolo predetto,
Mal si confanno à la speranza i segni.
S’unir gli deve Amor, come fia questo,
Se fugge l’un? com’esser pon gli stami
D’amoroso ritegno odio, e disprezzo?
Mal si contrasta quel ch’ordina il cielo,
E se pur si contrasta, è chiaro segno
Che non l’ordina il cielo, à cui se pure
Piacesse, ch’Amarillide consorte
Fosse di Silvio tuo, più tosto amante
Lui fatto havria che cacciator di fere.
MonNon vedi tù, com’è fanciullo? ancora
Non ha fornito il diciottesim’anno,
Ben sentirà col tempo anch’egli amore.
Tit.E ’l può sentir di fera, e non di Ninfa?
MonA giovinetto cor più si conface.
Tit.E non Amor, ch’è naturale affetto?
MonMa senza gli anni è natural difetto.
Tit.Sempre e’ fiorisce alla stagion più verde.
MonPuò ben forse fiorir, ma senza frutto.
Tit.Col fior maturo hà sempre il frutto Amore.
Qui non venn’io nè per garrir Montano,