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L’odio cosi, così l’abborro, e schivo,
Ch’impossibil mi par, ch’unqua per lui
Mi s’accendesse al cor fiamma amorosa.
Talhor meco ragiono. Ò s’i’ potessi
Gioir del mio dolcissimo Mirtillo,
Sì che fosse mio tutto, ch’altra mai
Posseder nol potesse, ò più d’ogn’altra,
Beata, e felicissima Corisca.
Ed in quel punto in me sorge un talento
Verso di lui sì dolce, e sì gentile,
Che di seguirlo, e di pregarlo ancora,
E di scoprirgli il cor prendo consiglio,
Che più? così mi stimola il desio,
Che se potessi alhor l’adorerei.
Da l’altra parte, i mi risento e dico;
Un ritroso? uno schifo? un che non degna?
Un che può d’altra donna essere amante?
Un ch’ardisce mirarmi, e non m’adora?
E dal mio volto si difende in guisa,
Che per amor non more? ed io che lui
Devrei veder, come molti altri i’ veggio
Supplice e lagrimoso a i piedi miei,
Supplice, e lagrimosa à piedi suoi
Sosterrò di cadere? ah non fia mai;
Ed in questo pensier tant’ira accoglio
Contra di lui, contra di me, che volsi
A seguirlo il pensier, gli occhi à mirarlo,
Che ’l nome di Mirtillo, e l’amor mio
Odio più che la morte, e lui vorrei