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Nè sai tù, che se l’ira in giusto petto
Lungamente si coce,
Quanto più tarda fu, tanto più noce
Car.Tempestoso furor non fu mai l’ira
In magnanimo petto;
Ma un fiato sol di generoso affetto,
Che spirando ne l’alma,
Quand’ella è più con la ragione unita,
La desta, e rende à le bell’opre ardita.
Dunque se grazia non impetro, almeno
Fa che giustizia i’ trovi, e ciò negarmi
Per debito non puoi:
Che chi da legge altrui,
Non è da legge in ogni parte sciolto:
E quanto sè maggiore
Nel comandar, tanto più d’ubbidire
Sè tenut’anco à chi giustizia chiede:
Ed ecco i’ te la cheggio,
S’a me far non la vuoi, falla à te stesso,
Che Mirtillo uccidendo, ingiusto sei.
Mon.E come ingiusto son? fà che l’intenda.
Car.Non mi dicesti tu, che quì non lice
Sacrificar d’huomo straniero il sangue?
Mon.Dissilo, e dissi quel, che ’l ciel comanda.
Car.Pur quello è forestier, che sacrar’vuoi.
Mon.E come forestier? non è tuo figlio?
Car.Bastiti questo, e non cercar più innanzi.
Mon.Forse perche trà noi nol generasti?
Car.Spesso men sà, chi troppo intender vuole.