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   Ne la tua terra, ove posar le stanche
   Membra potrai, e più la stanca mente.
   Ma io che giungo peregrino, e tanto
   Dal mio povero albergo e da la mia
   Più povera, e smarrita famigliuola
   Dilungato mi son, teco trahendo
   Per lunga via l’affaticato fianco?
   Posso ben ristorar l’afflitte membra,
   Ma non l’afflitta mente, à quel pensando
   Che m’ho lasciato à dietro, e quanto ancora
   D’aspro cammin per riposar m’avanza.
   Nè sò qual altro in questa età canuta
   M’havesse se non tu d’Elide tratto,
   Senza saper de la cagion, che mosso
   T’habbia à condurmi in sì remota parte.
   Car.Tu sai che ’l mio dolcissimo Mirtillo,
   Che ’l ciel mi diè per figlio, infermo venne
   Qui per sanarsi, e già passati sono
   Duo mesi, e più fors’anco, il mio consiglio,
   Anzi quel de l’Oracolo seguendo:
   Che sol potea sanarlo il ciel d’Arcadia.
   Io che veder lontan pegno si caro
   Lungamente non posso, à quella stessa
   Fatal voce ricorsi, à quella chiesi
   Del bramato ritorno anco consiglio
   La qual rispose in cotal guisa à punto.
   Torna à l’antica patria, ove felice
   Sarai col tuo dolcissimo Mirtillo:
   Però, ch’ivi à gran cose il ciel sortillo,