Verso il caro paese, ov’altri è nato
Un non sò che di non inteso affetto,
Che sempre vive, e non invecchia mai.
Come la calamita, ancor che lunge
Il sagace nocchier la porti errando
Hor dove nasce, hor dove more il sole,
Quell’occulta virtù, con ch’ella mira
La tramontana sua non perde mai;
Così chi và lontan da la sua patria;
Benche molto s’aggiri, e spesse volte
In peregrina terra anco s’annidi,
Quel naturale amor sempre ritiene,
Che pur l’inchina à le natie contrade.
O da me più d’ogn’altra amata, e cara
Più d’ogn’altra gentil terra d’Arcadia
Che col piè tocco, e con la mente inchino:
Se ne’ confini tuoi madre gentile
Foss’io giunto à chiusi occhi, anco t’havrei
Troppo ben conosciuto. così tosto
M’è corso per le vene un certo amico
Consentimento incognito, e latente,
Sì pien di tenerezza, e di diletto,
Che l’hà sentito in ogni fibra il sangue.
Tu dunque Uranio mio se del cammino
Mi sè stato compagno, e del disagio,
Ben è ragion, che nel gioire ancora
De le dolcezze mie tu m’accompagni.
Ur.Del disagio compagno e non del frutto
Stato ti son, che tu sè giunto homai