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Ferir’io te? te pur ferisca Amore:
Che vendetta maggiore
Non sò bramar, che di vederti amante.
Sia benedetto il dì, che da prima arsi,
Benedette le lagrime, e i martiri,
Di voi lodar, non vendicar, mi voglio.
Ma tu Silvio cortese
Che t’inchini à colei
Di cui tu signor sei,
Deh non istar’in atto
Di servo, ò se pur servo
Di Dorinda esser vuoi,
Ergiti a’i cenni suoi.
Questo sia di tua fede il primo pegno;
Il secondo, che vivi.
Sia pur di me quel che nel cielo è scritto;
In te vivrà il cor mio,
Nè pur che vivi tu morir poss’io.
E se ’ngiusto ti par, c’hoggi impunita
Resti la mia ferita,
Chi la fe’ si punisca,
Fella quell’arco, e sol quell’arco pera.
Sovra quell’homicida
Cada la pena, ed egli sol s’ancida.
Lin.Oh sentenza giustissima, e cortese
Sil.E così sia: tu dunque
La pena pagherai legno funesto;
E perche tu de l’altrui vita il filo
Mai più non rompa, ecco te rompo e snervo,