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Ma che? tropo t’honoro,
Vil pargoletto imbelle
E, perche tu m’intenda,
Ad alta voce il dico
La ferza à gastigarti
Sola mi basta. BASTA.
Chi sè tu che rispondi?
Echo, ò più tosto Amor, che così d’Echo
Imita il sono? SONO.
A punto i’ ti volea, ma dimmi certo
Sè tù poi desso? ESSO.
Il figlio di colei, che per Adone
Già sì miseramente ardea? DEA.
Come ti piace, sù, di quella Dea
Concubina di Marte, che le stelle
Di sua lascivia ammorba
E gli elementi? MENTI.
Oh, quanto è lieve il cinguettare al vento.
Vien fuori vien, nè star’ascoso. OSO.
Ed io t’hò per vigliacco. ma di lei
Sè leggittimo figlio
O pur bastardo? ARDO.
O buon, nè figlio di Vulcan per questo
Già ti cred’io? DIO.
E Dio di che? del core immondo? MONDO.
Gnaffe de l’universo?
Quel terribil garzon? di chi ti sprezza
Vindice sì possente
E sì severo? VERO.