Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Da sì grave petron turata, e chiusa.
O Corisca, Corisca. i t’hò sentita
Troppo bene à la mano, ch’incappando
Tu cosI spesso, alfin ti conveniva
Cader senza relievo. Tanti inganni,
Tante perfidie tue, tante menzogne
Certo dovean di sì mortal caduta
Esser veri presagi à chi non fosse
Stato privo di mente, e d’amor cieco.
Buon per me, che tardai. fù gran ventura
Che ’l padre mio mi trattenesse (sciocco),
Quel, che mi parve un fiero intoppo alhora?
Che se veniva al tempo, che prescritto
Da Lisetta mi fù, certo poteva
Qualche strano incidente hoggi incontrarmi.
Ma che farò? debbi’io di sdegno armato
Ricorrer’à gli oltraggi? à le vendette?
No, che troppo l’honoro, anzi, se voglio
Discorrer sanamente, è caso degno
Più tosto di pietà, che di vendetta.
Havrai dunque pietà di chi t’inganna
Ingannata hà se stessa, che lasciando
Un che con pura fè l’ha sempre amata,
Ad un vil pastorel s’è data in preda
Vagabondo, e straniero, che domani
Sarà di lei più perfido, e bugiardo.
Che? debb’io dunque vendicar l’oltraggio
Che seco porta la vendetta? e l’ira
Supera sì, che fa pietà lo sdegno?