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Ma non già te sorella.
Am.E quale è questa Dea
(Che certo esser non può donna mortale)
Che l’hà d’amore acceso?
Cor.Nè Dea, nè anco Ninfa. A. ò che mi narri
Cor.Conosci tù la mia Lisetta? A. quale
Lisetta tua, la pecoraia? C. quella.
Am.Di tù vero Corisca? Cor. questa è dessa,
Questa è l’anima sua.
Am.Hor vedi se lo schifo,
S’è d’un leggiadro amor ben provveduto
Cor.E sai come ne spasima, e ne more?
Ogni giorno s’infinge
D’ire à la caccia.
Am.Ogni mattina à punto
Sento su l’alba il maladetto corno.
Cor.E su’l fitto meriggio,
Mentre che gli altri sono
Più fervidi ne l’opra, ed egli alhotta
Da’ compagni s’invola e vien soletto
Per via non trita al mio giardino, ov’ella
Tra le fessure d’una siepe ombrosa,
Che ’l giardin chiude, i suoi sospiri ardenti,
I suoi prieghi amorosi ascolta, e poi,
A me gli narra, e ride. hor odi quello
Che pensato ho di fare, anzi ho già fatto,
Per tuo servigio. io credo ben che sappi
Che la medesma legge, che comanda
A la donna il servar fede al suo sposo