Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
58 | traduzioni e riduzioni |
nè carpentieri di navi vi sono, che possano fare
navi coperte di tolda, che tutto fornissero, andando
alle città degli altri uomini, al modo che s’usa, che spesso
gli uomini vanno a cercare l’un l’altro e traversano il mare:
questi pur l’isola avrebbero a loro ridotta a cultura.
Chè non è trista ella già; ma farebbe a suo tempo ogni cosa;
chè praterie vi si trovano al lido del torbido mare,
umide, soffici; e sì, vi farebbero viti perenni.
E l’aratura sarebbe più facile, e fitte le spighe
al tempo suo mieterebbero sempre: chè grasso è il terriccio.
V’ha un buon approdo e non c’è di mestieri l’ormeggio, nel porto,
nè di dar fondo a pietroni o di tendere canapi al lido:
ma chi v’approda, restare vi può, fin che voglia non punga
i marinai di far vela, e le brezze non soffino a modo.
Ma sulla vetta del porto c’è un’acqua che limpida scorre,
fonte sottessa una grotta, e dei pioppi vi crescono intorno.
Governavamo per là; degli dei non alcuno era guida
nell’oscurissima notte, e non c’era barlume di luce:
fitto un nebbione avvolgea torno torno le navi, e la luna
non si mostrava dal cielo: era tutto una nuvola il cielo.
Quivi nessuno con gli occhi quell’isola vide, e nessuno
vide l’ondate che lunghe vi si rotolavano al lido,
prima che urtassero a terra le navi fornite di tolda.
Come toccarono terra, noi tutte le vele serrammo
e discendemmo anche noi sulla terra, al frangente del mare,
e appisolatici lì aspettammo il chiarore dell’alba.
giornata allegra
L’Alba nel ciel mattutino stampava le dita di rose,
quando, stupiti, così movevamo per l’isola i passi.
Ecco le ninfe — le figlie di Giove ch’ha il nembo per carro —
capre montane levarono, a ciò che prendessimo cibo.