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dall’iliade di omero | 39 |
che solo tu lor guardavi le porte e le lunghe muraglie.
Ora te presso le navi ricurve, lontano ai parenti,
un brulichìo mangerà, dopo saturi i cani, di vermi:
nudo! e pur sì che di vesti ce n’hai nella casa, riposte,
fini e leggiadre a vedere, operate da inani di donne.
Oh, ma codeste le voglio tutte ardere a vampa di fuoco,
poi che non giovano a te, oh! che non giacerai sopra loro;
ma ti saranno davanti a Troiani e Troiane di vanto„.
Questo piangendo dicea: rispondevano al pianto le donne.
la selvaggia corsa funebre
Quelli si rammaricavano nella città, ma gli Achei
erano giunti frattanto alle navi ed al mare di Helle:
si disperdevano andando alle navi, ciascuno alla sua,
tutti: i Mirmidoni suoi non lasciava disperdere Achille;
ma così disse nel mezzo ai compagni vogliosi-di-guerra:
“O dai veloci poliedri, Mirmidoni, cari compagni!
di sotto il carro non anco sciogliamo i cavalli solunghi,
ma coi cavalli e coi carri medesimi andandogli presso,
Patroclo vuo’ che piangiamo; che il debito è questo coi morti.
Dopo che avremo goduto del funebre canto di morte,
noi scioglieremo i cavalli e ci ristoreremo qui tutti„.
Disse: ulularono quelli in un turbine: Achille era il primo.
Spinsero tutti i cavalli di lunghe criniere tre volte
tomo al morto, gridando; e l’amore del pianto li prese:
era bagnata la sabbia, bagnate di lagrime l’armi:
tale (per opra di Teti) piangevano autore di fuga.