Pagina:Pascoli - Traduzioni e riduzioni, 1923.djvu/54

34 traduzioni e riduzioni

     E tramortito rispose a lui Ettore scrolla-barbuta:
“Pel tuo respiro e ginocchi ti prego, pei tuoi genitori,
non mi lasciare, alle navi, da’ cani mangiar degli Achei;
ma tu ricevi la copia del bronzo e dell’oro, che in dono
or ti daranno mio padre e la mia venerabile madre:
rendi il mio corpo alla casa, perchè a me morto i Troiani
diano e le donne Troiane così la mia parte di fuoco! „
     Con un’occhiata di sbieco gli disse il piè-rapido Achille:
“Cane, me non pregar tu pei ginocchi nè pei genitori!
Chè... oh vorrei che me stesso la rabbia e il furore spingesse
crude a tagliar le tue carni e mangiare, per ciò che m’hai fatto;
come non c’è chi ti possa ora i cani stornare dal capo!
No, se le dieci pur volte e le venti raddoppino immensi
doni e li portino e pesino ed altri promettano ancora.
No, se con l’oro vorrà te medesimo contrappesare
Priamo Dardanide, no, che nemmeno così la tua madre
pòrti potrà sopra il letto, e plorare la sua creatura.
Tutto tra loro gli uccelli si divideranno ed i cani „.
     E già morendo rispose a lui Ettore scrolla-barbuta:
“Ben ti conosco e ti vedo qual sei, nè davvero aspettavo
di piegar te, chè tu hai nelle viscere il cuore di ferro.
Guarda ora tu ch’io per te non sia causa di sdegno di dei,
quella giornata che sai: allor quando te Paride e Febo
uccideranno, per bravo che sia, sulle Porte Sinistre! „.
     Questo egli disse e così lo coperse la fine di morte;
e la sua vita dal corpo volando via venne all’Oscuro,
rammaricando la sua floridezza e la sua giovinezza.
Era già morto, che ancor gli parlava il divino Pelide:
“Morto tu sii: la mia fine allora io la riceverò, quando
Giove la voglia compire, con gli altri immortali del cielo„.