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dall’iliade di omero 25

con la sua voce sottile, e quelli altri pigiando in misura
lui con movenze e con trilli seguivano a balzi di piedi.
Quivi garzoni e donzelle dotate con mandre di bovi,
l’uno le mani nel carpo dell’altro danzavano in volta:
l’une vestivano drappi sottili, di lino; ma gli altri
vesti dal morbido ordito, ancor lustre dell’olio del filo.
L’une le belle ghirlande sul capo; ma gli altri le spade
d’oro, portavano al fianco, sospese a pendagli d’argento.
Ora correvano via con lor maestrevoli piedi
agevolmente così, come quando adattata la ruota
tra le sue palme, seduto, il vasaio la tenta, se corra:
or ricorrevano gli uni, alla fila, all’incontro degli altri.
Ed assisteva gran gente all’amabile coro, godendo,
mentre nel mezzo battea la cadenza il divino cantore,
sopra la cetra, cantando, e così due giullari tra loro
gesticolavano in mezzo secondo la mossa del canto.


la diana d’achille

L’alba vestita di croco dall’Oceanine correnti
per arrecare la luce a immortali e mortali sorgeva:
lungo la spiaggia del mare n’andava il divino Pelide
terribilmente ululando, ed accorrere fece i guerrieri.
Quelli puranco che prima restavano in mezzo alle navi,
i timonieri che a bordo tenevano in mano la barra,
i dispensieri che a bordo partire solevano il cibo,
all’adunata quel giorno venivano anch’essi, chè Achille
era comparso, e da tempo mancava alla trista battaglia.
Ecco che due zoppicando venivano, servi di Marte
il Tideïde piè-fermo-in-battaglia e il divino Odisseo,
puntellati sull’asta, chè avevano gravi ferite:
questi arrivati sederono in mezzo, ne’ primi sedili.
L’ultimo a giungere fu Agamennone, Capo di genti.