il racconto di achille
E con un grave sospiro le disse il piè-rapido Achille:
“Ma se lo sai! a che mai ragionarti di ciò, se lo sai?
Èramo a Tebe, alla sacra città; già d’Eetïone.
La saccheggiammo, e poi tutta noi qui portavamo la preda.
Ora ben bene tra loro divisero il tutto gli Achei,
ma prima n’ebbe l’Atride Criseide, guancia fiorita.
Ecco che Crise, ministro d’Apollo Saetta-da-lungi,
venne alle rapide prue degli Achei corazzati di bronzo,
per liberarsi la figlia, e portando un riscatto infinito,
con nelle mani le bende d’Apollo Saetta-da-lungi
sopra lo scettro suo d’oro, e sì tutti pregava gli Achei,
ma sopra tutti i due figli d’Atrèo, reggitori di genti.
Quivi bensì tutti gli altri gridarono che si facesse,
che s’onorasse il ministro del dio, si prendesse il riscatto;
ma non piaceva nel cuore all’Atride Agamennone, ch’anzi
lo rimandò malamente, gravato di forti parole.
E quel vegliardo, adirato, rifece la strada: ed Apollo
una preghiera di quello ascoltò, poi che molto l’amava;
e su gli Argivi lanciò saettame cattivo, e le genti
gli uni sugli altri morivano; e quelle saette per tutto
da un capo all’altro del campo volavano: ed ecco il profeta
disse, chè ben lo sapeva, il divino voler del Lontano.
Subito il primo fui io che dicevo che il dio si placasse;
ecco che il figlio d’Atrèo se gli prese la collera, e sorto
subito mi minacciò con parola che, vedi, è già fatto.
Chè con la rapida nave colei gli occhi-fulgidi Achei
scortano a Crise, ed, insieme, al Potente riportano doni;
mentre che or ora da quella capanna partirono araldi
con la Brisèide che già mi diedero in dono gli Achei.
Dunque, se pure tu puoi, tu proteggi il tuo nobile figlio;