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l’apparizione
Disse, e il Pelide fu preso dal cruccio, e di dentro, il suo cuore,
sotto le coste vellose, di qua e di là gli ondeggiava:
s’egli traesse dal fianco la spada appuntita e tra gli altri
largo facendosi, uccidere in tanto potesse l’Atride,
o se posasse la collera e freno ponesse allo sdegno.
Mentre egli questo agitava nell’anima dentro e nel cuore
e già snudava la grande sua spada... ecco, Pallade venne,
scesa dal cielo; mandata da Hera la Braccia di luce,
poichè nel cuore entrambi li amava ed avevane cura.
Stettegli dietro le spalle e lo prese pei rossi capelli,
solo visibile a lui, chè nessuno degli altri vedeva.
Esterrefatto l’eroe si voltò, e conobbe all’istante
Pallade Atena: tremende brillavano le due pupille...
i due araldi
E malincuore que’ due, lungo il mare che mai non si ferma,
vennero dove i Mirmidoni avean le capanne e le navi.
Alla capanna vicino, vicino alla nave sua nera
stava seduto: nè certo l’eroe provò gioia a vederli:
quelli sentirono un brivido; e per reverenza del Capo,
stettero immobili senza a lui fare parola o domanda.
Bene egli tutto capì nel suo cuore ciò ch’era, e lor disse:
“Gioia con voi, messaggeri di Giove e degli uomini ancora:
fatevi, araldi, più presso: non voi; Agamennone incolpo,
che qui mandava voi due per la giovane figlia di Brìseo.
Patroclo, nato dal Cielo, va dunque, e la giovane fuori
porta, e la dà, che la portino; ma testimoni li voglio