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Copre le terre di cui son signore
un soldo; e il cielo è piccolo al mio cuore.
Io vincerò; poi se ne resta ancora,
chi mi ha beffato, lo castigherò„.
Raggiante come l’angelo di Dio,
disse re Carlo: “Per San Dionigi!
io ti faccio, per questo alto sentire,
sir di Narbona e conte palatino:
e a modo ti si parlerà. Va, figlio!„
Il giorno dopo prese la città.
il rospo
Era un tramonto dopo il temporale.
C’era a ponente un cumulo di cirri
color di rosa. Presso la rotaia
d’un’erbosa vïottola, sull’orlo
d’una pozza, era un rospo. Egli guardava
il cielo intenerito dalla pioggia;
e le foglie degli alberi bagnate
parean tinte di porpora, e le pozze,
annugolate come madreperla.
Nel dì che si velava, anche il fringuello
velava il canto, e dopo il bombir lungo
del giorno nero, pace era nel cielo
e nella terra.
Un uomo che passava
vide la schifa bestia, e con un forte
brivido la calcò col suo calcagno.
Era un prete, e leggeva in un suo libro.
Venne una donna con un fiore al busto,
ed in un occhio le cacciò l’ombrella.
Vecchio era il prete e bella era la donna.