Pagina:Pascoli - Traduzioni e riduzioni, 1923.djvu/217


poesia popolare eroica civile 189

Cerco una cuffia: assai n’ho del pennacchio
e della gloria!„
                                                   Stava Carlo muto:
il suo destrier raspava il suol con l’unghia
come intendesse: andavano le nubi
sulla silenzïosa solitudine.

     E Gerardo era presso con lo stuolo
suo. Carlo venne verso lui: “Mio prode,
voi d’un romano antico avete il cuore,
e la fortezza: quella terra è vostra„.
Gerardo riguardò cupo e pensoso
la sua maglia di ferro fatta roggia;
la poca gente che davanti loro
sfilava, trista; il vecchio gonfalone
tutto stracciato e il suo cavallo zoppo.
“Tu pensi e pensi„ Carlo disse: “come
un chierico nel suo studio: ci vuole
tanto pensare, ad accettar Narbona?„
“Grazie„ disse Gerardo, “ho terre altrove„.

     Erano queste sopra i Pirenei
le voci de’ guerrieri, e tra le quercie,
le interrompea lo scroscio de’ torrenti.

     L’Imperadore, ad uno ad un, si volse
ai capitani, a tutti i suoi più forti
e più rischiosi: a Ugo di Borgogna,
Garino, Arnaldo, Oggieri, Alberto, Oddone,
a tutti: tutti dissero di no.

     Allora alzando il suo capo canuto;
sugli arcioni levatosi su tutto;
tratta la spada, scintillante e nuda;
con voce piena d’un echeggiar cupo;
pari all’aquila nera tra le nubi;