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poesia popolare eroica civile 187

“lo zappatore! Gratta egli la terra
bruna o sia rossa, dopo un po’ rientra
nel suo tugurio, ed è già bello e lesto.
Io, vinsi già Trifone e Gaifferro;
io, caldo o freddo, vesto sempre ferro;
appena dì, la tromba, ecco, mi desta.
Non ci ho fìbbia che tenga, nella sella.
Dura, da un pezzo in qua, questa novella:
corcarsi tardi per alzarsi presto,
e alzarsi per toccar busse... Mio re,
date Narbona a un altro„. Sopra il petto
Carlo appoggiò le bianche onde del mento.
L’orïafiamma palpitava al vento.

     Toccava ognun col gomito il vicino,
zitti. E’ chiamò Rizier di Normandia:
“Voi siete un grande, e di lignaggio ardito;
non vorreste voi far tale conquista?„
“Io, per la grazia, son duca, di Dio:
cercate, a ciò venturïeri, o Sire:
una duchea basta a chi ha la mia„.
Tanto parlò Rizier di Normandia.

     Verso il conte di Gand volse lo sguardo
l’Imperadore: “Un tempo di tua mano
tu m’abbattesti Malgirone il ladro.
Il dì che tu nascesti sulla spiaggia
del mar, l’audacia penetrò col fiato
dentro il tuo petto. Io non potrò scordare
mai l’allegria che ti brillò d’un tratto
nell’occhio ardito, un dì, che camminando
soli noi due, sentimmo nella piana
il confuso tintinno delle lancie
dei Mori. Il rischio tu l’hai sempre amato:
prendi Narbona: te ne fo sovrano„.