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poesia popolare eroica civile 181

dove vedremo l’a noi già noto, magnanimo Achille.
Molto perdemmo, ma molto ci resta: noi siamo la forza
più che ne’ giorni lontani moveva la terra ed il cielo:
noi, s’è quello che s’è: una tempra d’eroici cuori,
sempre la stessa: affraliti dal tempo e dal fato, ma duri
sempre in lottare e cercare e trovare nè cedere mai.


guerra civile

“Morte! morte!„ ululavano. La folla
era tremenda. Un uomo, solo, andava
fiero tra la marea di quelle grida.
“Morte all’infame!„ Ed egli alzando un poco
l’omero, agli urli rispondea, “S’intende!„
Da casa sua lo trascinava in mezzo
all’accorrente popolo una schiera
di ribelli. Di sangue era spruzzato:
nere aveva di polvere le mani;
era una guardia: “a morte!„ Era una guardia,
incapace di tema e di perdono.
Andava; ed una donna, ecco, al colletto
l’afferrò. “Contro noi questi ha tirato!„
“È vero„ egli rispose. — “A morte! a morte!
Moschettiamolo! Qui! No: più lontano!
Alla Bastiglia! all’Arsenale! Andiamo!
Via!„ — “Dove voi vorrete„ egli rispose.
— “Il birro a morte! come un lupo!„ — “Un lupo
sì, chè voi siete i cani„ egli rispose.
— “Tu c’insulti, assassino?„ Ogni ribelle
il pugno chiuso sopra lui levava;
ed esso aveva l’ombra della morte,
sopra la fronte e il fiele nelle labbra.
Così con quel confuso ululo ai passi,