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poesia popolare eroica civile |
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Il gentil conte! egli morì vincendo.
Grida sua colpa ogni tanto, sovente:
pe’ suoi peccati il guanto a Dio protende. AOI
Orlando sente che tempo non n’ha più,
e verso Spagna giace in un monte acuto.
Con una mano il petto s’è battuto:
“Deus, mea culpa, tanta è la tua virtù,
pe’ miei peccati, i grandi ed i minuti,
che ci ho commessi dal dì che nato fui
sino a quest’ora che qui non vivo più„.
Il destro guanto verso Dio tende: a lui
calano allora gli angeli di lassù. AOI
Il conte Orlando giace sottesso un pino
e verso Spagna egli ha rivolto il viso:
di molte cose a ricordar gli prese
di tante terre ch’egli, il baron, conquise,
di dolce Francia e della sua famiglia,
di Carlo Magno, suo sir, che lo nutrì;
e non può far non pianga e non sospiri.
Ma già sè stesso in tanto non oblia;
grida sua colpa e mercè chiede a Dio:
“Dio padre vero che giammai non mentisci,
Lazaro dal sepolcro rivivisti,
e da’ leoni Daniel guarentisti,
l’anima mia salva d’ogni periglio
per i peccati che in mia vita commisi„.
Il destro guanto a Dio egli distese;
San Gabriel dalla sua man lo prese.
Sopra il suo braccio e’ tiene il capo chino:
giunte le mani, è ito alla sua fine.
Dio gli mandò l’angelo Cherubino
e San Michel dal mare del periglio:
San Gabriel insieme a lor discese:
l’anima sua portano in Paradiso. AOI