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traduzioni e riduzioni |
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Più che non può quadrello da balestra,
ver Spagna va, per un prato maggese.
A sommo un poggio sotto due piante belle
quattro pietroni fatti di marmo vede:
e’ cade là rovescio sopra l’erba,
e tramortisce: chè la morte gli è presso. AOI
Alte montagne ed alberi ben alti:
quattro pietroni v’ha lucidi di marmo:
sull’erba verde è steso il conte Orlando.
Un saracino ecco lo guarda e guarda:
s’è finto morto e se ne sta tra gli altri:
il corpo e il viso e’ si lordò di sangue.
Ecco si leva e a correre s’avaccia.
Bell’era e forte e di gran vassallaggio.
Per sua superbia e’ cominciò quest’atto:
Orlando afferra e suo corpo e sue armi;
e dice: “È vinto il nipote di Carlo!
io porterò la sua spada in Arabia„.
Prendela in pugno e tira a lui la barba:
in quel tirare egli rinvenne alquanto. AOI
Lì sente Orlando che la spada gli è tolta;
ed apre gli occhi e dice due parole:
“Per quel ch’io so, tu non se’ già de’ nostri„.
Il corno tien, che mai lasciar non vuole,
fiedel nell’elmo ch’era di gemme e d’oro.
Sbriciola via l’acciaio e il capo e l’ossa,
mettegli i due occhi dal capo fuori,
a’ piedi suoi sì lo distende morto.
Gli dice poi : “Finto, che sì fosti oso,
che preso m’hai nè a dritto nè a torto?
Uom non sarà che non t’abbia per folle!„
Fenduto s’è il padiglion del corno
ed il cristallo sì n’è caduto e l’oro. AOI