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poesia popolare eroica civile 167

Merlino! Merlino! Merlino!
     Dio è il mago, Dio l’indovino
                                    iù iù u iù iù u.


la conversione di merlino

Dlin dlin nell’alta boscaglia tranquilla.
Viene Cadoc, con l’arguta sua squilla.

     Ecco uno spettro squallido e fosco:
     grigia la barba, fuoco lo sguardo.
     Chi mai? — Quel giorno vide nel bosco
     Cadoc il santo Merlino il bardo.

     Intorno il bosco nero e profondo.
     “Chi sei? nel nome, parla di Dio„.
     “Chi sono? Un tempo bardo nel mondo
     ero, ero in pregio grande, quest’io!

     Udia, movendo verso un castello,
     gridar di gioia sul mio cammino;
     vedea, toccando l’arpa bel bello,
     piover dall’alte quercie oro fino.

     — Canta il domani — dai cavalieri
     sentivo dire — non anco sorto! —
     e dalla folla — Cantaci l’ieri:
     cantaci, o bardo, quello ch’è morto! —

     Ora alla macchia vive Merlino:
     non più di gioia gridan le genti.
     Oh! quando vado, sul mio cammino
     lupi e cinghiali crocchiano i denti.