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152 | traduzioni e riduzioni |
le cicale e le formiche
Era uno strazio, ne’ granai vederlo
marcire, il grano. Un dì che facea bello,
un di quei dì, ch’esce a cantare il merlo,
le formiche, ciascuna il suo granello,
presero, e tutto stesero il frumento
sopra la rena, a un po’ di solicello.
E le cicale videro, ed a stento
mossero, con la tunica di foglio
che si sentiva scricchiolare al vento.
E dissero: “Sorelle, un po’ di loglio!
s’ha fame„. Una di quelle affaccendate
rispose: “A grano a grano s’empie il doglio.
Voi che facevi nella scorsa estate?„
“Chi gode un tratto, si dicea, non stenta
sempre. Noi cantavamo„. “Ora ballate!
è un bello stentar chi si contenta„.
lo smergo, il pruno e il pipistrello
Quel dì lo smergo, come è suo costume,
era sul lido, a cui sempre più chiare
batteano l’onde con fiorir di spume.
Egli già s’era indotto a mercatare
col pruno aspro e col lieve pipistrello,
e tutto il loro avean fidato al mare: