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favole | 149 |
soverchiamente rompe un corno, e l’asino
giura che, così monco, egli è un disutile.
E il bove, tira e calca e ponta, all’ultimo
rompe anche l’altra delle corna, e, tombola,
crepa. Il bifolco la carogna all’asino
ne addossa; e, picchia e mena, tante furono
le mazzate che piovvero sull’asino
che anch’esso a mezza via crepò. Si calano
corvi alla preda e starnazzando gracchiano:
— Se buona cera avessi fatto al socio,
saresti vivo, e noi digiuni, bestia! —
gli uccelli, i quadrupedi e il pipistrello
Tra gli uccelli era guerra ed i quadrupedi.
Oggi questi vincevano, vincevano
quelli il domani. Il pipistrello timido
di quel su e giù, se la batteva a vespero
sempre fra quelli che vedea che vinsero.
A pace fatta, tutti e due s’accorsero
del brutto tradimento, e lo bandirono.
Sicchè schivando il sole, e nelle tenebre
di lì innanzi appiattando l’ignominia,
è sempre solo, e sempre a notte egli alia.
A due partiti chi si vorrà vendere
gli andrà male che in due l’avranno in uggia.
il topolino
Chiappalebriciole vo chiamato: io sono la prole
giovane del gran cuore di Rosicapane; m’è madre