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favole | 147 |
in sicurezza, e chiese di sospendere
alla grondaia della casa il nidio.
E gli altri sciocchi, che se la ridevano,
ne’ lacci fatti di quel lin, perirono.
l’aquila e il gheppio
Stava in un ramo appollaiata un’aquila
maschio, in paturnie: gli era presso un gheppio
femmina — Donde questa cera? — Moglie
cerco invano che sia del mio paraggio —
— To’: prendi me che fo profession d’essere
di te più forte — Che sapresti vivere
di preda tu? — Gnaffe: con queste grinfie
non presi, e spesso, e mi portai per aria
lo struzzo quale egli è? — Credelo l’aquila.
Nozze si fanno. Tempo passa. L’aquila
dice — Vanne a far carne sì ch’io desini. —
Va il gheppio, vola e porta su... la fetida
stantia carogna d’un topaccio — Il canchero!,
dice l’aquila; or credi a baie simili! —
— Pur d’arrivare, egli risponde, ed essere
moglie di re, di fare l’impossibile,
giurato avrei, per quanto non possibile. —
Chi mena donna sopra il suo paraggio,
poi la trova donnetta purchessiasi.
il topo e il ranocchio
A passar la riviera con più comodo
chiese il topo l’aiuto del ranocchio.