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favole | 141 |
sentia falerno, ch’era una delizia,
lontano un miglio. Quell’odor si succia
ella, a forza di naso, ingorda, tenera-
mente, ed, oh! esclama, qual soave spirito
è il tuo! La gran bontà che aveva ad essere
dentro te, se cotale è la reliquia!
Cosa vuol dire? Parli chi m’ha in pratica.
la pantera e i pastori
Tal si bistratta, e a tutti il suo sa rendere.
La pantera una volta non badandosi
cadde in un trabocchetto. Ecco la vedono
i contadini; e giù mazzate e ciottoli.
Certuni invece, per pietà che n’ebbero,
chè la morrebbe senza tanti strazii,
a confortarla un tozzo le gettarono.
Si fa notte; i villani si ritirano:
certo domani sarà morta, pensano.
Ma quella, come racquistò gli spiriti,
dalla buca schizzò fuor con un lancio
e fu in due salti nel suo covo. Passano
pochi giorni ed ella esce, scatta; sperpera
le mandrie, scanna anche i pastori, a furia
tutto devasta, per tutto si scaglia.
Quelli che cortesia fatto le avevano
per sè a temer cominciano e la pregano:
— Facci pur danno, ma lasciane vivere. —
E lei: — Distinguo chi mi trasse ciottoli,
chi pan mi diede. Siate di buon animo,
vado a far guerra a chi mi fece ingiuria.