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i guerrieri musici



Figlio del Mar Messapo, l’infrenator di cavalli,
cui nè co ’l fuoco alcuno nè può toccare co ’l ferro,
popoli in pace da tempo ed oblivïosi di guerra,
chiama d’un subito a l’armi ed il ferro riprende nel pugno.
Sono le Fescennine tribù, son d’Equi Falisci,
sono del gran Soratte, del pian Flavinio le genti:
tengono il lago ed il monte di Cimino, i boschi Capeni.
Ivano in ordini pari, ed il re cantavano in coro,
come, d’un bianco di neve tra limpide nuvole, i cigni
tornano sazi da’ prati, ed il lor flessibile collo
manda gli squilli che via per il fiume e per l’Asia palude
tintinano.
Non ne lo stuolo alcuno sospetta le schiere di bronzo
pronte a la mischia, ma si crede alta dal gorgo del mare,
verso la spiaggia, di gru densarsi una nube che canti.



il galoppo



Era la cavalcata uscita ormai da le porte,
primo tra primi Enea scortato da l’intimo Acate:
principi quindi di Troia: Pallante nel mezzo a la turma,
nella sua clamide bello a vedere, e ne l’armi dipinte.
Quale la stella del dì spruzzata da l’onda del mare,
stella ch’a Venere è cara su gli altri ardori di stelle,
alza la fulgida faccia da ’l cielo, e le tenebre scioglie.
Pavide stanno le madri su’ muri, seguendo co’ li occhi
là tra la nube di polvere il lampeggiare del bronzo.
Ecco per macchie essi aspre, per giungere prima a la meta,