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catullo - orazio - virgilio | 133 |
l’arte di roma
Con lavorìo più delicato il bronzo
altri farà spirare, altri dal marmo
vive sembianze caverà: sia pure.
Arringherà; disegnerà, val meglio,
del ciel le corse; col quadrante, gli astri
narrerà, quando ognun sorga e tramonti.
Tu dèi, Romano, governare il mondo,
ricordati, e a civil pace le genti
piegar. Di Roma è questa l’arte. Al vinto
perdono, e guerra guerra a chi resiste.
la terra di circe
Cresce la brezza al cader de la notte, ed il lume di luna
mostra la via: raggiando al riverbero tremola il mare.
Or de la terra di Circe le navi radevano il lido,
dove la figlia del Sole, che ricca è d’oro, risuona
con il perpetuo canto gl’inaccessibili boschi;
mentre di notte ne li alti atrii arde l’odore del cedro,
chiaro su lei, che percorre col pettine arguto la tela.
Ringhi, tra’ vincoli, d’ira di reluttanti leoni
erano là: ruggiti nel cuor de la notte: cignali
irti di setole ed orsi empivano d’urla le stalle:
mentre con ululi cupi gemean grandi ombre di lupi.