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DA ORAZIO
pensiamo a vivere
Non cercare così ― chè non si può ― quale a me, quale a te
sorte, o Candida, sia data da Dio; lascia di leggere
quelle cifre Caldee. Prenditi su quel che vien viene, e via!
4O che abbiamo più verni anche, oppur sia l’ultimo questo, che
ora il mare tirreno urta ed infrange alle scogliere, tu
spoglia il vino nel filtro, e, s’è così breve la nostra via,
lunga non la voler tu la speranza. Ecco, parliamo e un po’
8questa vita fuggì. L’oggi lo sai: non il domani, oh! no.
il voto del poeta
Che mai nel nuovo tempio il poeta al dio
domanda, mentre versa il vin nuovo dal-
la tazza, e prega? Non le messi
4fertili della Sardegna opima,
e non le ricche mandre dell’arsa mia
Calabria, non l’oro Indo e l’avorio, non
i campi cui con placid’acqua il
8tacito fiume del Liri rode.
A cui le diè la sorte, si poti le
Calene viti; il ricco mercante in suoi
bicchieri d’oro beva il vino
12ch’egli cambiò con le droghe Syre;