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miscellanea | 111 |
EPIGRAMMI
sotto il leone di leonida
Io, tra le belve, il più forte: tra gli uomini, quello che veglio
io, che a guardarlo salii con un mio lancio quassù!
Se, come il nome, così non aveva il mio cuor di leone,
sulla sua tomba i miei piedi io non poneva, mai più!
al vate megistia
È di Megista che vedi, del vate Acarnane, la tomba;
che, lo Sperchèo contrastando ai Persïani, morì.
Egli, il veggente, sapeva la sorte, sapeva la morte!
Egli poteva lasciare i condottieri, e restò.
la bella morte
Se il bel morire è ciò che tocca ai forti
Questo sugli altri il fato a noi donò.
Siam per la greca libertà qui morti;
O gloria, o gloria che invecchiar non può.
*
Annunzia a Sparta, o forestier, che siamo
qui, stesi morti, mentre obbedivamo.
anche:
Ospite, quando ritrovi cittadini di Sparta, di’ loro:
morti giacendo nel passo ubbidïamo noi qui.