studia e rifà le querule acque, e il vento
cupo, e la pioggia stridula, e, nel fine,
18lo sgocciolare cristallino e lento,
il crepito di scorze aspre e di pine,
i sussulti dell’eco ultimi, il frale
21fruscìo di frondi e sgrigiolìo di brine;
che impara a volo il sibilo dell’ale
sue stesse aperte... Anch’ella, sì, la romba
24dell’ale sue, la vergine immortale!
Fermava il volo sopra la sua tomba,
tremulo; appiè, gli accordi avea del mare
27che sciacqua, stride, squilla, urla, rimbomba.
Cantava ella, chiamando al lor passare
lo sciame, a sè, degli attimi disperso,
30e nel ronzante piccolo alveare,
libero, e suo, chiudeva l’Universo!