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76 La Canzone del Paradiso


La leggenda è antica, di che vedi le Trad. Pop. It. II pag. 196; ed è, come, si vede, una curiosa trasformazione del mito di Penelope. Il ritornello sembra aver un senso, e significare, in bretone, “Fa quel che fai, bene„. Vedi Villemarqué, pag. 417.

Circa alla canzone del Re Morto, si può veder quella leggendina nel proemio del Lu Cunto delli cunti, del Basile, e della traduzione in bolognese col titolo La Ciaqlira dla banzola.

I versi sono novenati, somiglianti a quelli del Lamento della sposa padovana (vedila in Cantilene e Ballate di Giosuè Carducci, pag. 22 e seg.), con andatura per lo più giambica:

Rispònder vòi a dòna Frìxa
Ke mè consèia en là soa guìsa.


Pag. 6, v. 19 e segg. — Per molti particolari campestri del contado di Bologna vedi il grazioso libretto di A. Rubbiani: Etnologia Bolognese, Bologna, 1882. Per es., l’arzdòur è il capoccio, al campagnol è colui che attende più specialmente ai lavori campestri, al biolc quello che ha cura de’ buoi e della stalla. Manipelli (bol. manvì) sono i manipoli.

Per altri nomi, usi e superstizioni vedi: Trad. Pop. It., I, pagg. 71, 78, 385, 511, 898, 934. Giovi ricordare qui gli aierini (pag. 13, v. 12 e al.) o aiarên che sono gli spiriti dell’aria, gli angeli restati a mezza via tra il cielo e la terra entro la quale inabissatono f ribelli, i daimones fugati dal Cristo,

Pag. 12, v. 13 — Le panche, Vedi Atti Dep. Stor. Patr. per la Rom., Serie 3 X, pag. 10.

Pag. 29 e segg. — “Bonacursio Prefetto del Popolo (credo, Capitano del Popolo; il Ghir. ama cangiare in