tra le sue braccia prieme l’erba folta,
da tutta aspira il grande odor del sole.
All’ombra egli è del legno della vita, 65e presso il cuore sente mormorare
l’inestinguibile fontana.
E dorme alfine, dorme l’Uomo avvinto
alla dolce Eva. Quella che fu schiava,
quei che fu re tengono il capo accanto, 70e l’onde brune solcano le bionde.
No, non e’ dorme: s’è addormito il mondo
intorno a loro. Ei solo è desto, e vede
l’acque dormire, lieve ansare i venti,
chiudere il cielo gravi le sue stelle, 75sparir la terra. Liberi e sereni
sentono il tutto che s’annulla preso
dalla dolcezza antelucana.
Eya! gridate, Eya! gridate a vuoto
l’ultima volta, o guaite del palagio! 80Ed ecco suona la campana.