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I Prigioni 55


Enzio a sè ode i battiti del cuore.
Pensa a suo padre. Federigo Augusto
è come Dio, tacito sì ma insonne.
Forse e’ s’aggira col possente stuolo
45presso la cerchia di città ribelli.
Cesare in armi scorre per l’impero.
Vengono al suon de’ timpani gli arcieri
arabi snelli, e grandi cavalieri
monaci assòrti ne’ lor tetri voti;
50normanni biondi della Conca d’oro
con gli occhi incerti tra verzieri e fiordi;
conti e cattani scesi d’Apennino,
e col suo stormo cavalcando chiuso,
solo Ecellino; e leopardi e tigri,44
55e con l’andar di nave i dromedari,
e il leofante con la torre quadra
da cui s’alza il vessillo imperiale
con la grande aquila; e l’imperatore.
Egli cavalca, nè tristo nè lieto,
               60con un gerfalco al pugno.

Enzio a sè ode i battiti del cuore
giovane. — E s’Egli fosse alla Scultenna?
Se campeggiasse intorno alla Fossalta?
volesse su quella oste di manenti