amorose il simposio1. Sono poesie nate tra i calici, dette con sul petto le ghirlande intrecciate di aneto, e il petto stillante di balsamo soave2. E qual incanto a un’occhiata che si getti sui frammenti di Sappho la bella. Essi dànno l’imagine d’una rovina d’un bel tempio antico: due sole statue sono intere o quasi; del resto rimane qualche capitello, qualche pezzo di fregio, qualche scheggia di bassorilievo, una mano, un piccolo piede; tutto a terra. Tra l’edera e i rovi essi biancheggiano, e gli usignoli hanno posto qua e là il loro nido di foglie secche; e la luna piena illumina il luogo misterioso e una fonte gorgoglia e il vento stormisce tra gli alberi. Lunghe file di vergini e fanciulli si vedono passare, se pure non sono nuvole bianche così tenui che ne trasparisce l’azzurro del cielo. Una stella d’oro è nel cielo; e si sente un grido, lontanissimo e quasi vano, ripetuto da gracili voci: Hymenaon, Hymenaon. Ma a volte passa un’ondata di dolore e di passione: «Muore, Cytherea, il molle Adonis: che facciamo? palma a palma, o fanciulle, battete; stracciate le tuniche. O ton Adonin!» Quanto tempo è passato! come esso qui ha mostrata la sua potenza, abbattendo, seppellendo, distruggendo! Eppure: «Intorno il vento fresco sussurra tra i rami del melo, e allo stormir delle foglie fluisce il sonno profondo — donne di Creta così bellamente una volta danzavano coi piedi delicati intorno all’ameno altare, calcando molli il tenero fior dell’erba — piena appariva la luna, ed esse come stettero presso l’altare... — è
- ↑ Vedi per es. il fr. 39; il fr. 41 v. 3, i 55-57» 59 e 63.
- ↑ Alc. 36 B.